Castel del Monte
ABRUZZO
Castel del Monte
da PensieriParole <https://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-27837>
Ho conosciuto questo delizioso paese adagiato fra i monti, in estate, grazie a Luca, che invece già da tempo era innamorato dei luoghi, della pace, del silenzio e dello stile di vita ancora strettamente legato a tradizioni millenarie.
Trailer The American
L'erbario e il Pecorino Canestrato di Castel del Monte
...
Se vi piace ascoltar cari signori
E donne belle, mi venite accanto.
D'antichi cavalier, d'armi e d'amori
Io vi voglio avvertir non è il mio canto,
Ma sol di greggi amante e di pastori
Io questa volta di cantar mi vanto ;
Dunque porgete volentier l'orecchio
Che a dilettarvi un po' io mi apparecchio.
...
...
Francesco Giuliani
Castel del Monte arrivando da Calascio |
In merito alle notizie storiche di Castel del Monte sono state scritte molte cose e per chi fosse interessato, rimando ad una ricerca approfondita alla bibliografia esistente e al web.
Non essendo una castellana, ma un'ospite fugace di questo paese, la mia narrazione di questi luoghi non sarà storica, tranne che per alcune notizie apprese dal racconto di chi nel paese vive, ma si baserà su ciò che avendo visto, ascoltato, vissuto, ha suscitato in me curiosità ed emozione.
Il paese guarda il Pianoro di San Marco |
Ho conosciuto questo delizioso paese adagiato fra i monti, in estate, grazie a Luca, che invece già da tempo era innamorato dei luoghi, della pace, del silenzio e dello stile di vita ancora strettamente legato a tradizioni millenarie.
Nell'estate del 2013 siamo risaliti da Assergi, strada aperta solo quando della neve invernale non vi è più traccia; abbiamo attraversato la Piana immensa, sconfinata, eterna, selvaggia che racchiude tutta la storia del popolo abruzzese delle montagne.
Ai lati, come guardiani buoni e testimoni silenziosi i massicci, che svettano imponenti, immensi, maestosi, con le guglie del Corno Grande rivolte al cielo, come mani giunte in preghiera.
Ma a guardarla bene la Piana, che si estende per una trentina di chilometri, non è proprio piana, come una tavola.
Si incontrano declivi, colline, canyon, valli, pianure alluvionali, morene, brecciare, fiumare e laghi per dissetare le numerose mandrie e greggi di bovini, equini, ovini, caprini che brucano le gustose e profumate erbe di cui è rivestita la prateria.
Attraversando Capo la Serra, luogo ventoso e panoramico, siamo arrivati a Castel del Monte.
Ad Ovest è delimitato da monti aridi ed erbosi, mentre a est le montagne sono rivestite da rigogliosi sempreverdi. Il paese è nel mezzo come uno spartiacque.
Dall'alto è visibile il nucleo centrale e antico del Riccetto con la torre campanaria, circondato da costruzioni più recenti.
Le abitazioni presentano diverse caratteristiche. Alcune sono basse, altre a torre, di quattro o cinque piani. Chiaramente si è voluto sfruttare lo spazio in altezza, piuttosto che in larghezza.
Qualche gru e alcuni palazzi messi in sicurezza raccontano che il terremoto del 2009, grazie all'altitudine in cui è posto il paese, non ha prodotto conseguenze drammatiche e devastanti come altrove.
Il paese, ultimo avamposto prima della Piana, salendo da L'Aquila o da Pescara, è una balconata affacciata su di un panorama ampio, interrotto molto più in là dalla catena montuosa del Sirente Velino, visibile in tutta la sua maestosità nei giorni dal cielo limpido.
Un pò prima lo sguardo incontra la Piana di San Marco e Rocca Calascio fortezza in parte integra e set di film importanti come Lady Hawke e Il nome della rosa.
Ai lati, come guardiani buoni e testimoni silenziosi i massicci, che svettano imponenti, immensi, maestosi, con le guglie del Corno Grande rivolte al cielo, come mani giunte in preghiera.
Ma a guardarla bene la Piana, che si estende per una trentina di chilometri, non è proprio piana, come una tavola.
Si incontrano declivi, colline, canyon, valli, pianure alluvionali, morene, brecciare, fiumare e laghi per dissetare le numerose mandrie e greggi di bovini, equini, ovini, caprini che brucano le gustose e profumate erbe di cui è rivestita la prateria.
Attraversando Capo la Serra, luogo ventoso e panoramico, siamo arrivati a Castel del Monte.
Ad Ovest è delimitato da monti aridi ed erbosi, mentre a est le montagne sono rivestite da rigogliosi sempreverdi. Il paese è nel mezzo come uno spartiacque.
Dall'alto è visibile il nucleo centrale e antico del Riccetto con la torre campanaria, circondato da costruzioni più recenti.
Le abitazioni presentano diverse caratteristiche. Alcune sono basse, altre a torre, di quattro o cinque piani. Chiaramente si è voluto sfruttare lo spazio in altezza, piuttosto che in larghezza.
Qualche gru e alcuni palazzi messi in sicurezza raccontano che il terremoto del 2009, grazie all'altitudine in cui è posto il paese, non ha prodotto conseguenze drammatiche e devastanti come altrove.
Il paese, ultimo avamposto prima della Piana, salendo da L'Aquila o da Pescara, è una balconata affacciata su di un panorama ampio, interrotto molto più in là dalla catena montuosa del Sirente Velino, visibile in tutta la sua maestosità nei giorni dal cielo limpido.
Un pò prima lo sguardo incontra la Piana di San Marco e Rocca Calascio fortezza in parte integra e set di film importanti come Lady Hawke e Il nome della rosa.
Da quella vacanza Castel del Monte è una meta amata anche da me, in estate per il trekking e in inverno per le passeggiate sulla neve con le ciaspole o gli sci da fondo
Al tramonto |
All'interno del borgo, che fa parte del Club dei Borghi più belli d'Italia, si può visitare il museo Civico ed Etnografico, un museo diffuso e allestito all'interno di locali in disuso.
Ambienti, arredi, suppellettili e oggetti vari, ritraggono la quotidianità della vita pastorale.
Si possono visitare sei diversi ambienti.
La Casa Antica, donata al Comune da una castellana emigrata in Belgio. La Pastorizia. La Religiosità Popolare. L'Arte della Lana. Il Mulino. Il Forno del Ballo: anticamente nel paese ce ne erano tre di forni e consentivano ai Castellani secondo una precisa turnazione, di cuocere le pagnotte di pane, necessarie al sostentamento della famiglia per un mese
Piazza San Rocco |
.
Il monumento mi ha fatto venire in mente un libro per bambini letto l'anno scorso, scritto e illustrato da Davide Cali' che racconta di un bambino innamorato del padre minatore emigrato in Belgio.
Rientra a casa solo una volta all'anno e a suo figlio porta regali di mare e racconti di tesori perduti e avventure.
Suo figlio lo crede un pirata. Di più: un grande pirata che guida una nave chiamata Speranza.
E chi se non la ciurma, possono essere Tabacco, Turco, Libeccio, Barbuto e anche il pappagallo Centolire, di cui parla sempre il papà?
Sarà solo dopo un incidente in miniera che il bambino capirà la verità.
Un lungo viaggio in treno verso il Belgio, e poi l'ospedale in cui troverà il padre ferito.
E insieme una grande delusione: suo padre gli ha sempre mentito.
Per fortuna è salvo, ma il grande pirata non c'è più.
Alcuni anni dopo, un telegramma: la miniera chiude: altro treno altro viaggio, altra destinazione.
E per il bambino diventato ragazzo la scoperta: Tabacco, Turco, Libeccio, Barbuto esistono davvero, sono i vecchi compagni del padre, e Speranza è il nome che campeggia all'ingresso della miniera.
Nera come il carbone, allora il ragazzo issa sul traliccio più alto la bandiera della pirateria.
Da Orecchio Acerbo Editore
Rientra a casa solo una volta all'anno e a suo figlio porta regali di mare e racconti di tesori perduti e avventure.
Suo figlio lo crede un pirata. Di più: un grande pirata che guida una nave chiamata Speranza.
E chi se non la ciurma, possono essere Tabacco, Turco, Libeccio, Barbuto e anche il pappagallo Centolire, di cui parla sempre il papà?
Sarà solo dopo un incidente in miniera che il bambino capirà la verità.
Un lungo viaggio in treno verso il Belgio, e poi l'ospedale in cui troverà il padre ferito.
E insieme una grande delusione: suo padre gli ha sempre mentito.
Per fortuna è salvo, ma il grande pirata non c'è più.
Alcuni anni dopo, un telegramma: la miniera chiude: altro treno altro viaggio, altra destinazione.
E per il bambino diventato ragazzo la scoperta: Tabacco, Turco, Libeccio, Barbuto esistono davvero, sono i vecchi compagni del padre, e Speranza è il nome che campeggia all'ingresso della miniera.
Nera come il carbone, allora il ragazzo issa sul traliccio più alto la bandiera della pirateria.
Da Orecchio Acerbo Editore
Set del film The American con George Cloney |
Trailer The American
Il paese, proprio per la sua particolarità, è stato spesso scelto per girare film con attori internazionali.
The American ne è un esempio davvero notevole per le ambientazioni, i paesaggi e le musiche.
Nella Piazza principale del paese, sono esposte le locandine rappresentanti i numerosi film girati in questi luoghi di cui i Castellani sono giustamente orgogliosi.
Locanda delle Streghe |
![]() |
Sala da pranzo Locanda delle Streghe |
![]() |
La Stozza della Strega |
La Locanda delle Streghe, è parte delle antiche mura del paese e ci è piaciuta subito, da quando abbiamo visto le foto pubblicate sul sito.
Vivendola, ne abbiamo apprezzato tutte le caratteristiche di eleganza e cura dei più piccoli dettagli.
Avendo una casa antica, ed amando questo genere di costruzioni, non ho potuto fare a meno di notare e apprezzare che la ristrutturazione è stata fatta rispettando le caratteristiche originarie, costituite da pareti a pietra viva, travi in legno e pavimenti con gli antichi mattoni quadrati.
Pezzi di mobilio antico appartenente alla famiglia che la gestisce valorizzano e scaldano l'ambiente.
Arredi, suppellettili e stoviglie sono stati scelti con cura dalla signora Paola di Francescantonio, da suo marito e dai figli, Marco e Martina Cetra.
Le quattro camere, tutte di un colore diverso, rosso, giallo, verde, blu, sono spaziose e dotate di bagno con finestra ... Wow!!
Il menù proposto dalla Locanda è un pezzo di storia familiare della signora Paola e ovviamente anche delle tradizioni locali.
Tutte le paste, ciafrichigli ( piccoli gnocchi di acqua e farina), laganelle (tagliatelle) e ravioli ripieni di ricotta, di baccalà e di patate viola, recentemente riscoperte, sono realizzate a mano.
Deliziosa è la coratella, con peperoncino, secondo una ricetta della famiglia, che mangio perfino io, poco appassionata di questo piatto.
Le materie prime utilizzate nella preparazione delle pietanze valorizzano le piccole produzioni della zona; ceci, lenticchie, cicerchia, fagioli di Paganica, zafferano di Navelli, funghi, tartufo, Canestrato di Castel del Monte di diverse stagionature, ricotta, arrosto e salsiccia di pecora, salame aquilano, olio, agnello, carne bovina, pane con farina Solina prodotta da un grano antico locale la cui coltivazione è stata recentemente riscoperta.
L'intenso Marcetto spalmabile, o formaggio fracico, a detta di Luca farebbe resuscitare anche i morti.
Le polpette Cacio e Ovo, sono sublimi.
Accanto alla tradizione la famiglia è orientata anche verso alcune sperimentazioni.
In particolare, La stozza della Strega, un panino farcito con hamburger di carne di pecora e di maiale, di formaggio e verdura.
Varia l'offerta dei dolci, dalle ferratelle piene di marmellata di prugne, visciole, cioccolata e cannella, al ciambellone, alla torta di mele, alla torta di ricotta e pere, alla torta di cioccolato, al tiramisù, ai maritozzi con panna, alla crema brulè, in cui si sta specializzando Martina.
I consigli culturali di Marco, inerenti a luoghi da visitare, eventi, percorsi naturalistici, la narrazione della storia del paese, e la calorosa ospitalità di tutta la famiglia, ogni volta ci fanno sentire come a casa e desiderosi di restare.
Chi legge si sarà reso conto che entrambi siamo dei buongustai.
Non solo. Siamo convinti che si può conoscere un luogo, anche dal cibo che produce.
Il cibo oltre che nutrimento, gusto, sapore, profumo, colore, legame è anche cultura, storia, geografia, narrazione, poesia, sperimentazione, manualità, sacrificio, tempo, talento, cura.
E per questo che ovunque andiamo cerchiamo di mangiare secondo la tradizione del territorio, e prima di partire acquistiamo i prodotti tipici locali. E' un modo per portare con noi per un pò quei luoghi.
Molti cibi appartengono a più zone e popolazioni. Ma alcuni ci evocano posti precisi con una storia precisa, come il pecorino tipico di Castel del Monte.
L'erbario e il Pecorino Canestrato di Castel del Monte
Un tempo i Pastori d'Abruzzo praticavano la transumanza orizzontale attraverso percorsi chiamati tratturi, per cui nei periodi più freddi si spostavano in luoghi dal clima più mite, il Tavoliere delle Puglie o le campagne romane.
Oggi praticano la transumanza verticale, per cui gli animali nei mesi con assenza di neve, vengono trasferiti dalle stalle più in pianura, sulla Piana di Campo Imperatore dove possono trovare circa 300 essenze foraggere, contro le 20 o 30 delle Alpi.
Il Canestrato di diverse dimensioni, viene pressato dentro a dei canestri, le fiscelle, in origine realizzate intrecciando a mano materiale naturale, ora, per adeguarsi ad una normativa europea sono in plastica.
Il pecorino è un presidio Slow Food.
Bellissima pubblicazione...davvero ben fatta!
RispondiEliminaLieta che le sia piaciuta.Grazie
RispondiElimina