Rasiglia e il Castello di Postignano

RASIGLIA 
E  
IL CASTELLO DI POSTIGNANO


Sotto al Monte Giove, dopo aver superato Spoleto e svoltato per Eggi, si apre una vallata sulla cui lunghezza si affacciano numerosi piccoli paesi.
La strada solitaria,  separa declivi terrazzati e coltivati ad ulivi, disposti secondo un disegno preciso e ordinato.
Salendo, i terrazzamenti lasciano il posto alle coltivazioni di farro e lenticchie e poi alla  natura selvatica e indomita.
Sono luoghi di bellezza e sacralità, avendo, fra questi ulivi più volte  camminato il santo povero, Francesco d'Assisi, nei suoi viaggi per raggiungere Roma.
Percorriamo tutti i trentadue chilometri, fino ad  arrivare  a Rasiglia.


Poesia di benvenuto

All'ingresso di questa piccola bomboniera dell'Appennino umbro, prima di vedere l'acqua se ne  avverte il gran chiasso che produce quando si butta giù dalle cascatelle e dai torrenti che attraversano il paese.
Entrando dentro,  la sensazione è quella di essere in un  luogo da fiaba, con le viuzze che si intrecciano, i ponticelli di legno, le case in pietra viva.
Vie e piazze d'acqua, l'hanno fatta nominare la piccola Venezia di montagna, che sorge   a più di seicento metri sul mare.

Trasparenza

I torrenti  impetuosi e spumosi accarezzano, nel loro eterno scorrere, un letto di ciottoli e di piante acquatiche, resi visibili dalla trasparenza e limpidezza delle acque.

Freccia per dividere e indirizzare l'acqua









Il borgo è un museo itinerante. 
Gigantografie affisse ai muri delle case, raccontano che l'acqua è il motore di Rasiglia, usata in modo sapiente  e sostenibile dalla comunità  operosa del paese fino alla prima metà del secolo scorso. 
Da tempi antichi, quell'acqua, giovane ed energica, ha spinto le ruote dei  mulini a grano, le gualcherie, i telai dei lanifici e nel secolo scorso due centrali a fonte idraulica.

Canale




















Se chiudo gli occhi, eccomi a sbirciare in un periodo ormai lontano, la vita  di uomini e donne nelle case, ora rimesse a nuovo o lasciate andare a se stesse, che qui hanno lavorato, amato e vissuto.
L'acqua è forza motrice, ma anche strumento per lavorare la lana. Infatti qui si  praticava anche l'allevamento delle pecore. 
Ecco è  maggio.
Pluff, pluff, pluff ... Sta per arrivare il caldo ed è tempo che le pecore facciano un bel bagno nella piazza d'acqua del paese, prima di essere tosate.
Montagne di lana che verranno lavorate, ritorte e trasformate in calde coperte o morbidi indumenti per addolcire la temperatura dei rigidi inverni fra le montagne.

Piazzale









Ciak, ciak, ciak ... I mulini a grano girano, girano, spinti dalla forza dell'acqua per trasformare il prodotto della terra in cibo.
Click! La potenza dell'acqua, grazie alle due centrali idroelettriche, è diventata luce per illuminare le vie e le case. 

Lavatoio

Sembra di sentirle e vederle le donne al lavatoio mentre fanno il bucato con le mani immerse in quel liquido gelido e purificante.
Si scambiano chiacchere, notizie, la più anziana trasmette saperi alla più giovane, ridono per una gioia o piangono per un dolore.

Dente di Leone, in prossimità della sorgente Capovena










Immagino quell'acqua attraversare nel buio e nel silenzio, il ventre della Terra, per essere purificata dalle rocce e poi ... scroshhh ... scroshhh ... scroshhh eccola uscire limpida e cristallina alla luce del sole.

Vicino alla Sorgente Capovena




















Che dire?
La bellezza semplice e spontanea del borgo di Rasiglia ci ha proprio conquistati. Ora andare via è difficile.



Per saperne di più











Castello di Postignano


Il Borgo oggi
Ingresso con ascensore



Proseguiamo per Sellano e ci fermiamo al medievale Castello di Postignano, realizzato dalla famiglia Trinci di Foligno e oggi borgo   meravigliosamente recuperato e restaurato. 

Foto dell'architetto americano Norman Carver 1960
Negli anni sessanta, l'architetto americano Norman Carver, visitò il paese, ormai spopolato e lo definì "l'archetipo dei borghi collinari umbri".
Le foto di Carver hanno  recentemente composto una mostra allestita all'interno del borgo.

Il ristorante
Terrazza con tavoli











Se fossi uno degli abitanti, che ha abbandonato il paese intorno agli anni sessanta del secolo scorso, per andare a cercare fortuna altrove, mi meraviglierei di trovare un luogo simile a quello lasciato, ma sicuramente non uguale.
Passato e presente, fattezze antiche e modernità,  si fondono armoniosamente.
Le fatiche di un tempo per portare in casa le fascine, la legna per il fuoco, i prodotti dell'orto sono solo un ricordo, perché un moderno e spazioso  ascensore collega la strada con il primo  e il secondo livello.
Troverei ancora le pietre e  i travi dei soffitti in legno.
Camminerei fra le scalinate e  le vie strette, in cui i portoncini e le finestre colorate  si guardano.

Via del Borgo











Vedrei uomini e donne di oggi gustare sulla terrazza del ristorante i piatti tipici di queste montagne.
Altri, in compagnia,  intorno a tavolini disposti per le vie si godono  il fresco delle mura sorseggiando  aperitivi.

La chiesa diventata auditorium
Le montagne










Mi sorprenderei di vedere un pianoforte a coda nero, prendere il posto dell'altare nella chiesa di San Lorenzo o detta anche della Santissima Annunziata. Potrei ammirare un affresco, recuperato da sotto un intonaco, raffigurante una  Crocifissione del quindicesimo secolo. 
Oggi qui si svolgono numerosi eventi culturali.
Una piscina, una sala da biliardo, una biblioteca e numerose botteghe allietano la vita della nuova comunità che qui  ha scelto di vivere  o che transita per brevi periodi. 

Un'abitazione


















Il paese è incastonato  fra montagne, in un contesto paesaggistico tipico dell'Umbria e ricco di bellezza.
Poteva rimanere uno dei tanti luoghi abbandonati e dimenticati.
Ha invece ricevuto nuova vita, grazie a un recupero rispettoso delle caratteristiche originali.


La Terrazza al primo livello


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