Cesenatico

 Cesenatico

Decine di pescherecci e piccole barche di pescatori affollavano entrambi i lati del canale sui quali, nel corso degli anni, erano sorti numerosi bar e ristoranti con verande che si affacciavano sulla darsena. Ogni mattina intorno alle quattro, tranne nei mesi di fermo pesca, le imbarcazioni accendevano i motori e salpavano rumorosamente rientrando dopo circa otto ore per vendere il pesce al mercato ittico.
Le casette di due piani a ridosso del porto un tempo erano abitate da pescatori e famiglie del posto. Qui, nel giugno del 1849, era transitato Giuseppe Garibaldi in fuga dagli austriaci, assieme alla moglie Anita ormai morente. Ventisei anni dopo, in una palazzina sull’altro lato del canale, era nato Marino Moretti, quattro di otto figli di un marittimo e una maestra di scuola, uno dei maggiori scrittori, poeti e drammaturghi del Novecento italiano (S. Tura, “Tu sei il prossimo”, Fazi, Roma 2014).

Leonardo Da Vinci a Cesenatico

Prima di tornare a casa, a conclusione del periodo trascorso nel Montefeltro, decidiamo di fare una sosta al mare,  a Cesenatico.
La giornata non è delle migliori. Il cielo plumbeo e il freddo gelido accompagnano la nostra visita.
Sui due lati del Canale Leonardesco, case basse,  di due o tre piani di diversi colori si fronteggiano; nel mezzo i trabaccoli, i bragozzi e le lance ospitano i personaggi del presepe e danno vita al Museo della Marineria galleggiante. Tra le abitazioni e la lingua d'acqua, da entrambi i lati, le vie appaiono pulite e ordinate. Al nostro arrivo sono quasi deserte, ma via via che passa il tempo incontriamo molte più persone.




Inoltrandoci in una via parallela  arriviamo alla Piazza 
delle Conserve, un delizioso angolo di questa città, interamente ristrutturato. Passiamo attraverso i banchi dei venditori dei prodotti agricoli per avvicinarci alle vasche ovali, situate sotto il livello della piazza e realizzate nel 1800 per conservare il ghiaccio e mantenere il pesce e le derrate alimentari.

Stefano Bartolini nel suo blog, racconta:
"Nella seconda metà dell’Ottocento erano circa venti, tutte concentrate nella zona a levante del porto canale, quella che ancora oggi viene chiamata “Del Monte” a causa della sopraelevazione rispetto al terreno circostante data da questi “trulli”.
Ed era proprio questo il periodo, il pieno inverno, in cui venivano riempite di strati di ghiaccio o di neve compressa,raccolta nei fossi, nei maceri o nelle colline dell’entroterra: sarebbero serviti per la refrigerazione, un  sistema di  conservazione certamente più evoluto rispetto alla salatura.
Tronchi conici rovesciati, profondi circa sei metri, con imboccature di otto, racchiusi da bassi e robusti muri perimetrali in muratura e sormontati da coperture in mattoni o tegola e tetti in legno. Poi venivano ulteriormente coperti da sabbia, paglia o terra per garantire l’isolamento termico.
Questo sistema consentiva di mantenere all’ interno della cella una temperatura vicino allo zero costante per quasi tutto l’anno e fornire il “conservante” per il bene più prezioso di una cittadina di pescatori quale era Cesenatico. Le fosse erano sorvegliate e accuratamente custodite come vere e proprie reliquie laiche, destinate non a guadagnare il posto per l’anima in paradiso, ma a procurare il sostentamento per il corpo in terra. 
E … continuarono a svolgere la loro funzione fino al 1930, fino a quando cioè venne attivata la prima fabbrica per la produzione del ghiaccio artificiale".


Tornando verso il Porto Canale, una simpatica signora, con  tono orgoglioso  ci chiede " Bella Cesenatico vero?"
La risposta affermativa è d'obbligo. Anche sotto quel cielo, non possiamo non ammirare le abitazioni ristrutturate, le vie ben tenute ed eleganti, i negozi caratteristici e la vita cittadina.





Siamo al mare ed è ora di pranzo. Ci concediamo una pausa da Pippo, per una gustosa passeggiata gastronomica a base di pesce ovviamente.







Tappa del pomeriggio è il Museo della Marineria, di cui fa parte anche il Museo Galleggiante del Porto Canale, gestito dal Comune di Cesenatico e disposto su più livelli.
Il perché di un Museo della Marineria lo spiegano gli stessi organizzatori:
Imbarcazioni in pensione, vele, timoni, ancore, cordame, abbigliamento e arredi dei marinai, attrezzi da lavoro, bauli, storia, notizie, immagini, rosa dei venti e molto altro  guidano il visitatore in un viaggio nel mondo del mare e della marineria per "mantenere viva la memoria del passato, la memoria di uomini e donne e del loro duro lavoro."


Anche qui, come al Museo Rurale di Sant'Agata Feltria, i bambini hanno il loro spazio. Se si parla di uomini di mare, non si può non parlare delle donne di mare e dei bambini di mare, che alternando il gioco al lavoro, apprendevano un mestiere che richiede grandi competenze e grandi sacrifici.






Al piano superiore troviamo un Museo di Scienze Naturali con una ricca mostra di fossili, crostacei, cirripedi, gasteropodi, bivalvi, uccelli che popolano il mare, spugne, coralli e stelle marine.  Un'altra sezione è dedicata all'Antiquarium, dove sono esposti reperti del passato della città, soprattutto risalenti al periodo romano.


Quello che ci colpisce ogni volta che visitiamo l'Emilia Romagna è la grande laboriosità, cordialità, inventiva e capacità di  dare valore alle risorse  disponibili. Dal punto di vista del paesaggio è una regione che dispone della montagna, della collina, della pianura e del mare. Tutte risorse ampiamente valorizzate, senza dimenticare le origini, ma con lo sguardo al futuro, che passa anche attraverso il benessere e la qualità della vita del presente.
Ho trovato in rete questa descrizione della terra di Romagna, che dal mio punto di vista, ben rappresenta anche l'Emilia.
Guido Nozzoli 
(scrittore, giornalista italiano 1918-2000)

Romagna - "Una terra senza confini, che non si riconosce dai boschi, dai monti, dai fiumi, dal clima, ma dalla gente e dalle sue abitudini.
Non una regione geografica, dunque, ma una regione del carattere, un'isola del sentimento. Un pianeta inventato dai suoi abitanti."


















Al termine di questa breve vacanza, portiamo con noi il piacere di aver ammirato bei luoghi, di aver arricchito la nostra conoscenza e di aver  conosciuto piacevoli persone, in particolare la signora Margherita e il signor Giancarlo, che hanno saputo darci appassionati consigli (la signora Margherita è stata per anni oltre che un'insegnante anche presidente della Proloco di Sant'Agata Feltria)  sui luoghi da visitare.
Porto a casa, una  rassicurazione, ma anche qualche riflessione.
La rassicurazione è questa: 
l'impegno e il duro lavoro di ogni singolo individuo in sinergia con le  politiche integrate delle amministrazioni locali, pur in un momento storico particolarmente difficile, hanno una ricaduta positiva  sulla collettività locale, in termini di Pil e di qualità della vita. 

Le riflessioni sono invece queste:
la mia città, Terni, è ricca di risorse naturali. Potrebbero essere valorizzate meglio? Qualche esempio:
La Cascata delle Marmore, la più alta in Europa e il Lago di Piediluco, uno dei quattro testimoni di ciò che rimane dell'antico Lacus Velinus, che già nel XVII secolo facevano parte del Gran Tour, viaggio che i giovani ricchi  dell'aristocrazia europea   effettuavano per perfezionare il loro sapere.
Secondo la recente scoperta dello storico e critico dell'arte Luca Tomio, Leonardo Da Vinci, ha riprodotto la Cascata delle Marmore in un disegno del 1473, ora conservato presso gli Uffizi di Firenze e questo fatto illustra la presenza dell'artista a Terni nei suoi anni giovanili.
Galileo Galilei, come racconta Francesco Stelluti, ha sperimentato nelle acque del Lago di Piediluco la relatività.
Terni è la patria del santo dell'Amore, San Valentino, celebrato in tutto il mondo. 
Abbiamo importanti testimonianze dell'Impero Romano come Carsulae.
Monte Torre Maggiore e la catena dei Monti Martani, potrebbero rivelarsi interessanti.
Il fiume Nera che ha dato origine alla stessa città di Terni potrebbe essere opportunamente valorizzato.
Di esempi se ne potrebbero fare ancora molti. 
Ma è stato solo un pensiero ad alta voce.




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