Di notte nel parco 2

Di notte nel parco



“Aldo, ma davvero il geometra ha parlato anche di me e Clo?! Dimmi che ha detto di preciso, dai!”
Finalmente, ora che la notte aveva ammantato di buio la città e il parco, Dora e sua sorella si erano trasformate in esseri pieni di vita. Il bel viso di Dora, ornato dai lunghi capelli, tradiva impazienza, incredulità e gioia: “Quanto ho aspettato questo momento! Finalmente mi verrà restituita la mia bellezza. Quando cominceranno i lavori?”
Dora volava intorno ad Aldo aspettando una risposta.
“Il geometra ha detto che domani traslocheranno i pesci rossi dalla fontana ottagonale, i germani reali dal laghetto centrale e li metteranno tutti nel lago più grande dove è Capoverde…”
“… poi arriverà la restauratrice per cominciare a lavorare sulla fontana e sui laghetti. Infine verrà anche da te e Clo”, concluse Oreste, che non voleva lasciare tutta la scena ad Aldo.
“Ma siamo impazziti?!” urlò Oscar, con i pesci rossi al seguito. “Ma come farà il laghetto ad accoglierci tutti? Siamo pesci rossi noi, mica sardine. E poi chi ce lo garantisce che un giorno potremo ritornare a casa nostra?”
“Già, ha ragione Oscar. Non c’è spazio per tutti da Capoverde. E se cominciano i lavori e poi finiscono i soldi?” disse Sbarzotto.


“Non solo. Addirittura la Soprintendenza potrebbe intervenire e bloccare tutto. Passeranno anni prima di poter riavere il lago solo per noi. E comunque non c’è posto per tutti!” volle dire la sua Capoverde.
“Sì, Capoverde, bravo!” lo incitava Cudrizzo, l’anatra muta.
“Ma poi, spiegatemi, che gli manca al parco? Perché devono essere fatti i lavori?” chiese Beccogiallo.
“Proprio tu, Beccogiallo, chiedi cosa manca al parco? Non ti ricordi quando la primavera scorsa hai asciugato le lacrime di Capoverde e Bombardina perché i loro anatroccoli sono stati uccisi a calci? Non ti ricordi quando, per il divertimento di alcuni sciocchi, sono stata imbrattata di nero? Non vedi come il parco è insozzato da rifiuti di ogni genere?”
“Prot… Prot… Prot…” Bombardina, agitata dal ricordo della morte dei suoi pulcini e dai toni sempre più alti della discussione, lasciò andare peti a raffica, ammorbando l’aria di vermi in putrefazione.


Si cche cetroni che sete” intervenne Clo. “Aprite la bocca e je date fiatu. Più un posto è trascurato, più lo si tratta male. Più un posto è arcutinato più lo si rispetta. Quanno semo arriate noi, ‘sto posto era lindo e pinto. Io me lo arpiagno. Le fontane c’avevano l’acqua appenninsù. Se mo vogliono fa’ i lavori a me e Dora ci ride lu core.”
“Pensate solo a voi stesse e alla vostra vanità. Non vivrete nessun disagio, ma solo i vantaggi. Noi, invece, dovremo sacrificarci. Fra un po’ comincerà il periodo della riproduzione e non sapremo dove deporre le uova. Una volta schiuse, dove porteremo a nuotare i nostri anatroccoli? Per cui dico di no!” rispose fermo Capoverde.
Oscar e Sbarzotto, non visti, si allontanarono poco più in là a parlottare.
“Per tutti i pesci! Vivere con Capoverde è impossibile, con quel caratteraccio…”
“Hai ragione, Oscar” rispose Sbarzotto. “Ci farà sentire sempre ospiti. Dobbiamo fare di tutto per impedire questo trasloco.”
















Dopo essersi accordati, tornarono dagli altri.
“Calma”, Aldo cercò di riportare un po’ di ordine in tutta quella confusione.




“Io sono qui da più di cento anni e il parco non è come una volta. I lavori dovevano essere già fatti da tempo. Parli di vanità, Capoverde? Voler vivere in un bel posto non è vanità. È rispetto di sé e amore per la bellezza che rende tutti migliori. Dite che starete stretti? Guardatemi. Sono il più vecchio qui, eppure i cipressi mi sono cresciuti talmente vicino da solleticare la pelle del mio tronco. Questo non mi impedisce di essere felice. Perché Capoverde non puoi accettare di dividere lo spazio con altri?”


“Perché non possono esserci più galli nello stesso pollaio!” rispose Capoverde, gonfiando il petto e allungando il collo.
“Anche io sono molto vecchio e vicino a me è cresciuto un altro cedro. I suoi rami toccano i miei. Eppure questo non mi disturba”, Oreste diede man forte ad Aldo.
“Ognuno conosce i propri guai. Ci dispiace che voi non capiate i nostri” commentò scuotendo la testa Oscar.
“A noi piccioni i lavori non daranno noia, perché il nostro nido lo abbiamo costruito nel campanile della chiesa. Però capiamo i vostri timori, per cui vi aiuteremo” disse Zefiro a Capoverde.
“Grazie, Zefiro. Chi è d’accordo con me venga dentro alla capanna a studiare un piano d’attacco” invitò Capoverde.


Dora, Clo, Oreste e Aldo osservarono Beccogiallo, Cudrizzo, Sbarzotto, Oscar e Zefiro seguire Capoverde nella casupola. Chiudeva la fila Bombardina. Dopo un po’ ne uscirono con un piano. Il gruppo che era d’accordo con Dora assistette impotente alla furia devastatrice del gruppo capeggiato da Capoverde, sia quella notte che il giorno successivo.

















...continua.










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