Di notte nel parco 3


Di notte nel parco 3


Dopo il restauro


Dora volle tornare, anche solo per un po’, dove era stata la sua casa. Flap, flap. Volò sopra gli alberi del parco e i tetti del centro della città e si diresse verso via del Plebiscito. Lì era nata, con sua sorella, tanti lustri fa. Ricordare i giorni in cui i ternani erano orgogliosi di lei e Clo per la grazia, la bellezza e l’operosità con cui ornavano la fontana l’aiutava a superare la tristezza. E poi quando tornava lì si sentiva più vicina a lui.
Ieri sembra che non sia mai esistito. Eppure è accaduto. La fontana addossata alla chiesa non è una mia invenzione, vero? Ti ricordi anche tu quando hai sistemato il tuo cavalletto e hai dipinto sulla tua tela l’immagine mia e di Clo. Ricordo il tuo sguardo ammirato, posato su di me e il mio cuore che faceva balzi di gioia. Sei tornato ancora, anche dopo aver terminato il quadro. E poi non  più.

Il Cedro del Libano
Dora si scosse. Fra poco sarebbe arrivata l’alba. Rientrò nel parco da via Giannelli. I due viali alberati costeggiavano la forma a ‘elle’ in tutta la sua lunghezza. Al di là delle vecchie mura, scorgeva i tetti dei palazzi ancora addormentati. Degli alberi, che ormai conosceva ad uno ad uno, riusciva a vedere la massa alta e compatta delle chiome, simile a tanti soffici cuscini. Nella parte centrale i laghetti, la piazza e la fontana. L’odore forte e carico di umidità penetrava le narici. Capoverde e i suoi avevano completato la devastazione.
Sua sorella la stava aspettando: “Che disastro, Clo! Riusciranno a impedire che i lavori si facciano, vedrai. Siamo arrivate qui per ragioni non nostre. Prima ci hanno accolto con diffidenza, poi con curiosità, infine con amicizia e ora questa è anche casa nostra. Vorrei che fosse più bella. È tanto difficile da capire?”
Daje Dora. Non t’abbatte. I lavori se faranno. Ne so’ certa.”
Clo aveva ragione. Nonostante i ribelli fossero convinti di aver messo in fuga gli operai, questi qualche giorno dopo, accompagnati da un esperto, tornarono e riuscirono a svuotare le vasche e a trasferire gli animali.
La situazione dentro al laghetto fu difficile da subito.


La fontana otttagonale

“Le cose sono andate come non avremmo voluto. Purtroppo siamo tutti qui, nello stesso lago. Allora è opportuno da parte mia mettere le cose in chiaro” esordì Capoverde come benvenuto.
“Pure!” rispose infastidito Sbarzotto.
“Sì, Sbarzotto, sono in questo luogo da prima di tutti e qui sono il capo. Lo dovrete accettare, quindi, quando parli con me, fallo con il dovuto rispetto.”
“Ti consiglio di moderare i toni, Capoverde. Siamo stati sfrattati da casa nostra e tu sai che mai avremmo voluto venire qui e ora ci parli in questo modo?”
“Già, ora ci parli in questo modo?” fece eco Oscar.
“Fatti rispettare, Capoverde” lo incitavano Cudrizzo e Beccogiallo. “Altrimenti vorranno comandare a casa nostra”.
“Vediamocela io e te, Capoverde. Chi vincerà sarà il capo” lo sfidò Sbarzotto.
“Uack”, Capoverde non riusciva a credere a tanta arroganza. “Quando vuoi, Sbarzotto!”.
Pock! Puf! Twnk! Sotto lo sguardo di tutti, se le diedero di santa ragione, ognuno incoraggiato dai propri sostenitori. Capoverde ebbe la peggio.
“Ho vinto io. Sarò il capo” proclamò Sbarzotto, il quale ricevette i complimenti dei suoi, di Oscar e anche di qualcuno dei germani di Capoverde che non sopportavano più la sua arroganza, compreso Cudrizzo.
Capoverde, insieme a Bombardina, Beccogiallo e ai pochi amici fedeli, fu costretto a farsi da parte, ma iniziò a guardare in anatresco il rivale e tutti i suoi che lo avevano tradito.

L’autunno aveva regalato pennellate di colori caldi fra i viali del parco. Aldo si addormentò mentre i lavori erano in corso.
Dora, ogni sera, controllava l’andamento spedito delle operazioni.
Come ogni anno, quando si avvicinava il Natale, Clo andò a trovare il suo amico Osvaldo, il pasticcere di via Cavour.
“Ciao, Clo! Entra e vieni a mangiare una fetta di panpepato” la invitò, felice di ricevere la visita di un’amica così originale.
Clo assaporò in silenzio un pezzetto di quel dolce, bruttino a vedersi, ma delizioso. Era duro e morbido al tempo stesso. Il cioccolato, sciogliendosi, foderava tutta la bocca. La frutta secca era tostata e croccante al punto giusto. Infine le spezie arricchivano e aromatizzavano l’impasto. Era un piacere a cui non sapeva rinunciare e Osvaldo glielo offriva volentieri in cambio dei racconti di ciò che accadeva nel parco di notte. Era l’unico umano a sapere. Forse.

Aggiungi didascalia
Lea lesse con soddisfazione l’articolo di Terni Ok:

Inaugurazione dei lavori al parco La Passeggiata.
Incorniciato dai colori della primavera, il parco è stato restituito alla città.
Le sfingi, tornate all’originale bellezza, sembrano sorridere per la gioia. I pesci rossi sono tornati nella fontana ottagonale. I germani reali e le anatre, seguiti dai loro anatroccoli, nuotano nei rispettivi laghetti.
Il sindaco, Lea Ghirigori, ha presenziato all’inaugurazione. Suo marito Osvaldo, noto pasticcere della città, ha preparato dolcetti da offrire ai bambini intervenuti.




Laghetto centrale con zampilli restaurato




Commenti

Post popolari in questo blog

Pizza di formaggio ternana

Pizza dolce ternana

I Licheni